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ERBONNE (SAN FEDELE D'INTELVI) - Se fosse sempre vero il detto che "la neef de genar la diventa saa" (la neve di gennaio diventa sale, ndr), Erbonne - l'ultimo avamposto di frontiera (una cinquantina di case e cascinali sapientemente ristrutturati, 9 abitanti - per qualcuno 12) che San Fedele si tiene stretto stretto - potrebbe tranquillamente far concorrenza a Cervia, una delle "patrie" delle saline. Una visita questa "cartolina" aggrappata al Ticino a quota 940 metri, terra di contrabbando romantico e storie (ma anche leggende) ad esso connesse, la merita davvero. Certo d'inverno non in condizioni meteo estreme. E come tutti i piccoli-grandi borghi consegnati alla "mitologia" - con immancabili transiti nei secoli di streghe e fattucchiere, magari solo accennati - anche Erbonne ha conservato gelosamente dall'inizio del '600 sino a che se ne sono perse le tracce uno status che in pochissimi potevano vantare. Giù perché in virtù di un'antica convenzione (mai applicata, pare) - voluta pare dall'imperatore Carlo V in persona - Erbonne avrebbe dovuto rappresentare |
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un microscopico paradiso fiscale per i solerti vicini "di casa" ticinesi. Convenzione di cui oggi vi è traccia narrata solo sul web, ma che certo va ad irrobustire il fascino di questo pugno di case. I problemi oggi ad Erbonne sono altri, come il segnale dei telefoni cellulari che fa continuamente i capricci, creando non pochi disagi ai tenaci residenti. Comunque, d'estate come d'inverno, in primavera o in autunno vale sempre la pena..."Naa in Erbonn".
Marco Palumbo |
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