È sovente, da queste parti, sentir dire in dialetto a chi muove i passi pigramente: “Dacch de l’oli”, quasi a voler lubrificare gli arti per andare più sollecito.
Se poi questo invito viene rivolto a qualcuno della zona, ci si può sentir rispondere che non c’è nessun problema a trovare qualche goccia di purissimo prodotto oleario, visto che i famosi cinquecento coloni greci mandati da Giulio Cesare ritennero che quei luoghi, dal punto di vista ambientale, erano perfetti per la coltivazione degli ulivi e di conseguenza oltre all’esercizio della pesca, alcuni locali impararono l’arte della spremitura e divennero degli abili “caplatores” (fabbricanti d’olio).
E da quel giorno in questo golfo soprannominato “Zoca de l’Oli”, tutto filò liscio come...
Le vostre TEstimonianze
L'elicoplano
Quando il sole rimbalza sull’acqua sembra oro sospeso. Sarei ricca, invece di sudare sul campo per una pianta d’ulivi. Perché è solo cenere d'alghe, quando caldo affossa la Zocai. Ma quando piove non la smette, e la nebbia si mangia le case. Anche il Re del Belgio trovò una giornata così e rimandò indietro quest’Isola che il Caprani gli aveva regalato. Qui sulla riva di Cantone in un capanno quel brav'uomo dell'ing. Sommalvico, s’era fatto tutto da solo un aereo, l’Elicoplano. A metà di questo novembre del 1921 c’era tanta gente. Ci hanno messo quasi una mattinata per spostare quella macchina strana sul del lago. S’era alzato un vento forte, e l’elica batteva e pure le ali rotonde, ma quell’aereo non s'alzava, fino a spezzarsi sull'acqua dura. Lo rimisero dentro la Sostra. Ancora è lì. Ogni tanto il Sommalvico viene a vederlo. Ci ha gli occhi liquidi, e guarda l’Isola. Solo due aironi grigi s’alzano.
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